Il concetto di carico allostatico è stato introdotto per descrivere l’impatto cumulativo degli eventi stressanti ripetuti sull’organismo. Possiamo immaginarlo come il livello di acqua (gli eventi stressanti) che progressivamente aumenta all’interno di un bicchiere (l’organismo). Quando l’esposizione a stress fisici, psico-emotivi o ambientali diventa prolungata, oppure quando si è sottoposti anche ad un solo fattore stressante ma molto intenso, Il sistema di regolazione dello stress può sovraccaricarsi, portando a squilibri che influiscono negativamente sulla salute, con potenziale insorgenza di qualsiasi disturbo o malattia (possiamo paragonare i sintomi e segni all’acqua che esce dal bicchiere non più in grado di contenerla).
Questo concetto risulta cruciale per comprendere molte malattie croniche e disfunzioni sistemiche, poiché mette in evidenza il ruolo dei processi stressogeni nella disregolazione dei sistemi biologici quali sono gli esseri umani.
Uno degli aspetti centrali del carico allostatico è il suo impatto sul sistema nervoso autonomo (SNA). Lo stress cronico può alterare l’equilibrio tra il sistema simpatico e il sistema parasimpatico, portando a una vasta gamma di condizioni cliniche (vedi a questo LINK).
Ed è proprio qui che agisce la terapia neurale (ne parlo in questo articolo: LINK).
La terapia neurale è un approccio terapeutico che mira a ripristinare la regolazione attraverso la modulazione dei campi di disturbo nel corpo, detti “campi interferenti”. Questa tecnica si basa sull’iniezione di procaina, un anestetico locale molto diluito, in punti specifici del corpo al fine di ripristinare l’equilibrio funzionale del sistema in toto (perduto per colpa delle “memorie irritative neurologiche” croniche derivate dagli eventi traumatici del passato).
Sempre più studi clinici e osservazionali hanno evidenziato l’efficacia della terapia neurale e degli anestetici locali utilizzati non a scopo anestetico ma a scopo terapeutico in una vasta gamma di condizioni correlate al carico allostatico.
