Differenza fra Terapia Naurale e Infiltrazioni di anestetici locali

La terapia neurale, giunta nel 2025 ai suoi 100 anni, si distingue per un approccio globale volto a trattare non solo i sintomi, ma l’intero spettro delle patologie umane, indagandone le cause profonde e riconducendole a un disequilibrio del sistema nervoso autonomo. Questo sistema, infatti, è una rete complessa, e un’alterazione in una sua parte può contribuire alla comparsa di sintomi o patologie anche lontani dalla zona originariamente coinvolta da un trauma.

In terapia neurale si utilizza la procaina cloridrato, un anestetico locale in dosi estremamente diluite, noto per la sua sicurezza e tollerabilità. L’utilizzo è a scopo terapeutico (tramite gli effetti sul sistema nervoso autonomo) e non anestetico. Le rare reazioni avverse riportate in passato erano spesso dovute alla presenza di conservanti ed eccipienti oggi eliminati dalla pratica clinica, rendendo il trattamento ancora più sicuro e praticamente privo di effetti collaterali.

Il trattamento prevede l’infiltrazione di procaina in punti specifici, individuati grazie a un colloquio approfondito basato sulla storia clinica del paziente. L’obiettivo dell’anestetico non è quello di anestetizzare (come avviene nell’anestesia, dove si interrompe il dolore per consentire un intervento), ma di agire come un “reset” su aree di sospetta irritazione cronica, che possono trovarsi anche a distanza rispetto alla zona in cui il paziente manifesta i sintomi. In questo modo, l’organismo viene indotto a ripristinare spontaneamente il proprio stato di salute, evitando trattamenti prolungati: pochi interventi mirati sono spesso sufficienti per avviare il processo di riequilibrio.

È cruciale che i pazienti comprendano pienamente cosa comporta la terapia neurale, per evitare pratiche semplificate che ne tradiscono i principi fondamentali. Spesso, infatti, alcuni pazienti riferiscono di essersi sottoposti a terapia neurale, ma il trattamento (che magari non ha portato ai benefici sperati) si è limitato a semplici infiltrazioni di anestetico nella zona del sintomo, senza che fosse preceduto da uno studio approfondito della storia clinica del paziente. Tale approccio, che trascura l’indagine su eventi traumatici fisici, psichici ed emotivi subiti nel corso della vita (costituiscono fonte di possibili memorie irritative destabilizzanti l’intero sistema anche a fronte di una apparente guarigione locale) non può essere considerato terapia neurale. Solo un’indagine così dettagliata permette di individuare traumi, patologie o eventi destabilizzanti che hanno potuto alterare il sistema nervoso autonomo, contribuendo ai disturbi lamentati (vedi articolo sul CARICO ALLOSTATICO). Un trattamento che non contempli questa analisi è semplicemente un uso locale di anestetico, con benefici potenzialmente più limitati rispetto a quelli ottenibili con la vera terapia neurale.

La terapia neurale si dimostra efficace in una vasta gamma di condizioni (vedi un elenco indicativo a questo LINK).

Dott. Galluccio Gianluca